Nitti redattore della “Riforma sociale”

 

L'attività pubblicistica di Francesco Saverio Nitti inizia nel 1888 quando diventa redattore del “Corriere di Napoli”, giornale fondato da Edoardo Scarfoglio. Egli firma i suoi articoli con lo pseudonimo di Tristram Shandy (celebre protagonista del romanzo umoristico inglese di fine XVIII secolo scritto da Lawrence Sterne) forse per sottolineare uno stile redazionale improntato dall'ironia e dal sarcasmo che spesso caratterizzeranno le sue produzioni giornalistiche. Dal 1889 Nitti, in qualità di corrispondente dalla città di Napoli, lavora anche per la “Gazzetta piemontese” (che sarà poi “La Stampa”) e per il “Resto del Carlino”.

Nel 1892 il suo studio su “Il socialismo cattolico” compare sulla francese “Revue d'économie politique” inaugurando la fortunata serie di pubblicazioni estere che gli garantiranno un notevole seguito in Europa e oltre, grazie alla sua precoce attitudine nello studio delle lingue e delle letterature straniere.

A partire dal 1894 Nitti diventa direttore della “Riforma sociale”, una rivista che nasce dalle ceneri della testata fiorentina “Rassegna di scienze sociali e politiche” diretta da Luigi Ridolfi e che l'editore Luigi Roux rileverà per affidarne la guida al giovane e intraprendente lucano. La strategia editoriale della rivista è caratterizzata da un ampio respiro internazionale ma, soprattutto, dalla libertà di esprimere opinioni differenti senza discriminazioni politiche. Il modello di riferimento è la rivista inglese guidata da F. Y. Edgeworth “The economic journal” organo della British Economic Association. Altre caratteristiche salienti della rivista sono l'elevata percentuale dei redattori esteri, che superano addirittura quelli italiani, come rileva lo stesso Nitti al momento di stilare nel 1895 il primo bilancio annuale della “Riforma sociale”: ben quattordici corrispondenti inglesi seguiti poi da autori tedeschi, francesi, belgi, austriaci, russi, spagnoli e danesi. Altra lodevole iniziativa è costituita dalle raccomandazioni che Nitti reiterava ai suoi collaboratori: scrivere articoli non per i dotti ma per il numero più largo possibile di lettori; erano bandite astrusità metafisiche e ogni tipo di oscurità nel linguaggio.

Le caratteristiche appena enunciate rendono la “Riforma sociale” un esempio quasi unico nel panorama editoriale italiano del tempo che, ad eccezione del “Giornale degli economisti” diretto da Antonio de Viti de Marco, Maffeo Pantaleoni e Ugo Mazzola, contava poche pubblicazioni di respiro così internazionale.

La garanzia del pluralismo nelle informazioni, professata dalla “Riforma”, veniva ricondotta dal suo intraprendente direttore nell'alveo del riformismo sociale e di un socialismo di tipo umanitario e cooperativistico. Francesco Saverio Nitti condurrà la rivista fino al 1902 quando alla direzione seguirà Luigi Einaudi che fino ad allora ne era stato un autorevole redattore; in mano sua “La Riforma” continuerà con crescente successo ad essere pubblicata fino all'aprile del 1935 quando cessò le pubblicazioni.

 

 

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